IGEA - Perché è così difficile parlare della propria morte?
Di fronte alla morte continuiamo a provare incertezza, non solo rispetto a ciò che accadrà in quel particolare momento ma anche in relazione al processo che la precede. Temiamo la morte perché può portarci sofferenza, lutto, rabbia e tristezza.
La cultura occidentale moderna ha allontanato la morte della vita quotidiana; nelle società tradizionali il medico svolgeva una funzione protettiva rispetto alle difficoltà incontrate dalle persone e dalle loro famiglie nell’avvicinarsi alla morte e spesso agiva come un amico e un accompagnatore. Il malato era parte di una comunità, immerso in una rete di relazioni familiari e attorniato da amici; senza segreti o tabù poteva parlare della sua morte, discutendo del futuro della propria famiglia. Nella modernità, i cambiamenti sociali, parallelamente ad un indebolirsi delle reti familiari, hanno spinto le persone prossime alla morte a lasciare le proprie case e a trasferirsi in ospedale. In questo scenario l’intervento medico si è gradualmente istituzionalizzato, limitando negli spazi e nei tempi la relazione col paziente. La morte è diventata un tabù: espulso silenziosamente dalle conversazioni quotidiane un argomento carico di significato esistenziale si è trasformato in un tema angosciante. Recentemente i contributi della bioetica, della psicologia e gli studi sulle cure palliative hanno aiutato a trasformare questo panorama rendendo più visibili il tema della morte e del lutto. Inoltre, il crescente rispetto rivolto all’autonomia del paziente e il suo diritto ad essere informato cominciano ad occupare una posizione importante nella prestazione dei servizi alla salute. Nonostante ciò, la gente comune continua a censurare il tema della morte, precludendosi la possibilità di acquisire competenze in merito alla gestione delle informazioni dolorose ad essa legate.
Informazioni sufficienti ed adeguate sono infatti necessarie affinché il malato possa prendere decisioni consapevoli rispetto alla sua malattia e alla sua morte, decidendo insieme alla sua famiglia le modalità con cui desidera vivere la parte finale della sua vita. Non comprendere pienamente i sintomi di una malattia terminale può angosciare una persona e confonderla, portarla ad abbandonare i trattamenti e provare risentimento verso il personale medico. Anche se non tutte le persone hanno lo stesso bisogno di informazione e di comunicazione, un paziente pur sofferente ed in difficoltà mantiene la sua dignità e non può essere ingannato costantemente: non bisogna dimenticare infatti che spesso, aldilà delle frasi di circostanza e delle rassicurazioni di chi teme che un’informazione precisa sul decorso della sua malattia possa gettarlo nello sconforto, è il suo corpo a comunicargli il suo effettivo stato di salute.
CHIAMA PER RICEVERE INFO E UN PREVENTIVO al 334 1590949 Antonella CastagniVISITA IL NUOVO SITO: http://www.castagniantonella.com/